La Gerusalemme liberata è un poema eroico scritto e composto da Torquato Tasso fino alla pubblicazione del 1580. Dopo un’introduzione alle vicende editoriali del poema troverete un riassunto del proemio con parafrasi, analisi dei personaggi e dei temi principali; non tralasceremo neanche il commento dello stile, delle figure retoriche e della metrica in generale. Vi tornerà senz’altro utile per interrogazioni, verifiche scritte e approfondimenti di vario genere. Veniamo subito al dunque.
- Storia della Gerusalemme liberata fino alla Gerusalemme conquistata: una sintesi per orientarsi;
- Proemio Gerusalemme liberata, riassunto dei temi principali e spiegazione facile dei contenuti;
- Gerusalemme liberata proemio, parafrasi del primo canto dell’opera di Torquato Tasso;
- Gerusalemme liberata canto 1, analisi dei personaggi del poema;
- Canto 1 Gerusalemme liberata: commento metrica, stile e figure retoriche.
Storia della Gerusalemme liberata fino alla Gerusalemme conquistata: una sintesi delle vicende editoriali
Riguardo alla vicenda editoriale della Gerusalemme liberata va detto che l’opera fu completata attorno al 1575 e che fu pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1580 con il titolo di Goffredo; non ebbe però l’autorizzazione di stampa da parte dell’autore, a quel tempo rinchiuso presso l’Ospedale di Sant’Anna.
La Gerusalemme liberata sarà ristampata illecitamente a più riprese, fino ad essere finalmente pubblicata nel 1581 nella versione autorizzata dall’autore. Dopo il 1581 Torquato Tasso metterà ancora mano alla sua opera creandone una versione senza scene amorose e non adatte alla morale religiosa: la Gerusalemme conquistata.
Proemio Gerusalemme liberata, riassunto dei temi principali e spiegazione facile dei contenuti
Vediamo ora il proemio della Gerusalemme liberata che consiste nel primo canto dell’opera ed è composto da cinque ottave. Un riassunto per temi vi tornerà utile per orientarvi nell’analisi del testo e per capirne meglio la parafrasi.
Nella prima strofa viene introdotta la vicenda della narrazione e presentato il protagonista maschile dell’opera; costui è Goffredo di Buglione ed è capitano dell’armata cristiana nella prima crociata contro il re dei Turchi con la missione di liberare Gerusalemme. Tutta l’opera ruota infatti attorno alle vicende svoltesi nella parte finale della la prima crociata del 1096. Lo svolgimento si concentra in particolare sugli ultimi tre mesi della guerra e sulle azioni eroiche condotte dai paladini cristiani.
All’introduzione della materia cantata, cioè del contenuto di cui si parlerà, segue l’invocazione alla musa, tipica dei poemi eroico-cavallereschi. Nel caso della Gerusalemme liberata però, data la tematica religiosa del poema, l’invocazione è da intendersi a una musa cristiana e in particolare alla Vergine Maria.
La terza strofa serve a giustificare il valore dell‘opera ricorrendo al precetto oraziano del miscere utile dulci ‘mescolare l’utile al dolce’, o come diremmo oggi “unire l’utile al dilettevole”. Cerchiamo di spiegarci meglio.
Nella strofa compare la similitudine del giovinetto malato a cui viene somministrata un’”amara medicina” attraverso l’inganno: quello di cospargere “di soavi licor gli orli del vaso”, cioè di ‘liquidi dolci’ i ‘bordi del bicchiere’.
La similitudine, ripresa dal De rerum natura di Lucrezio, permette all’autore di motivare la scelta di abbellire il “vero”, cioè i fatti storici crudeli della prima crociata, attraverso la finzione poetica. La similitudine si traduce quindi in un richiamo al valore educativo dell’arte e della poesia che permette di insegnare la morale cristiana in maniera piacevole, grazie al ricorso di immagini fantastiche e grandiose.
Le ultime due strofe del proemio sono infine dedicate ad Alfonso II, duca di Ferrara. La dedicatoria si apre con una nota biografia di Tasso, che si definisce come un “peregrino errante” sbattuto dalla sorte “fra gli scoglie fra l’onde agitato e quasi absorto”.
Il poeta ribadisce l’importanza della protezione fornitagli dal duca di Ferrara per trarlo in salvo dal “furor di fortuna”. Tasso usa l’opera come oggetto di dono e di lode e approfitta dell’ultima strofa per comparare Alfonso II alla figura del condottiero ed eroe, che, “emulo di Goffredo”, si pone come protettore della cristianità contro il pericolo turco.
Gerusalemme liberata proemio, parafrasi del primo canto dell’opera di Torquato Tasso
Di seguito potrete trovare la parafrasi del proemio della Gerusalemme liberata. Vi sembrerà senz’altro più semplice dopo aver appreso per sommi capi i contenuti appena esposti. Prima di leggere sappiate che i versi sono separati da //. Si è cercato per quanto possibile di mantenere una corrispondenza metrica tra la parafrasi e il testo originale. Ma veniamo al dunque.
Canto le armi devote (pietose), e il condottiero (capitano) // che liberò il grande sepolcro (che’l gran sepolcro liberò) di Cristo. // Molto si impegnò con l’intelligenza e con la forza (co’l senno e con la mano), // molte cose sopportò (molto soffrì) per la gloriosa conquista (glorioso acquisto); //e invano l’Inferno gli si oppose, e invano // si armarono i diversi popoli (il popol misto) di Asia e di Libia. // il cielo gli diede il suo favore, e sotto ai sacri (santi) // vessilli riportò (ricondusse) i compagni persi (erranti).
O musa, tu che con effimeri onori (caduchi allori) // non circondi la cima del monte Elicona (la fronte in Elicona) // ma su in Paradiso (nel cielo) fra i cori beati // possiedi una corona dorata (aurea) di stelle immortali // ispira nel mio petto ardori religiosi (celesti ardori) // rischiara il mio canto, e perdonami // se mischio invenzioni poetiche (s’intesso fregi al ver) al vero, se adorno in parte // le pagine scritte (le carte) con altri piaceri (d’altri diletti) oltre ai tuoi.
Sai che il mondo accorre (corre) là dove // la poesia lusinghiera (lusinghier Parnaso) diffonde le sue dolcezze // e che la verità (che’l vero), abbellita (condita) con piacevoli versi (molli versi), // persuade, allettandoli, anche i più schivi. // Così come al fanciullo ammalato (egro) porgiamo ricoperti (aspersi) // di liquidi dolci (soavi licor) i bordi (gli orli) del vaso: // egli beve ingannato i liquidi (succhi) amari e intanto // dal suo inganno trae la propria salvezza (vita riceve).
Tu, magnanimo Alfonso, che sottrai // all’impeto (furor) della sorte (fortuna) e guidi in porto // me pellegrino errante, che tra gli scogli // e tra le onde sono agitato e quasi risucchiato (absorto) // accogli queste mie pagine (carte) lietamente (in lieta fronte) // che ti porto quasi come voto sacrale (in voto… sacrate). // Forse un giorno succederà (un dí fia) che la mia penna che prevede il futuro (presaga) // oserà scrivere di te quello che osa solo accenna.
È giusto, se accadrà mai che // il buon popolo di Cristo si trovi (si veda) in pace, // che con navi e cavalli al feroce trace // si cerchi di riprendere la grande e ingiusta preda // che a te il potere terrestre (in terra), se lo vuoi (se ti piace), // e l’alto comando dei mari sia concesso. // Emulo di Goffredo, per il momento (intanto) i nostri versi (carmi) // ascolta, e preparati a combattere (e t’apparecchia a l’armi).
Gerusalemme liberata canto 1, analisi dei personaggi del poema
L’analisi del canto 1 della Gerusalemme liberata non può che partire da un breve commento dei personaggi nominati. Si tratta di soli personaggi storici, due principalmente, ma bisogna ricordare che nel poema sono inseriti anche personaggi fittizi.
Il primo personaggio è Goffredo di Buglione: in francese Godefroy de Bouillon. Fu un cavaliere franco e uno dei comandanti cristiani della prima crociata intercorsa tra il 1096 e il 1099. Dopo la riuscita della prima crociata e la riconquista di Gerusalemme divenne il primo sovrano della città e venne conosciuto anche come il Barone del Santo Sepolcro.
Il secondo è Alfonso II, duca di Ferrara: fu il quinto e ultimo duca a reggere il ducato di Ferrara che alla sua morte tornò ad essere parte dei territori dello Stato Pontificio. Come da tradizione estense, fu un conosciuto mecenate, ospitò e protesse alla sua corte molti artisti e letterati tra i quali Tasso.
Canto 1 Gerusalemme liberata: commento metrica, stile e figure retoriche
Partiamo ora col commento della metrica, delle figure retoriche e dello stile del primo canto della Gerusalemme liberata. Anzitutto va ricordato che l’opera è in versi endecasillabi, raggruppati in venti canti di lunghezza variabile. I venti canti sono raggruppati in cinque parti, che corrispondono ai cinque atti della tragedia classica.
Il proemio della Gerusalemme liberata si compone di cinque ottave che rimano secondo lo schema metrico tipico dell’ottava rima: ABABABCC, con rima alternata nei primi sei versi (ABABAB) e ultimi due versi (CC) in rima baciata.
Da notare subito è che Tasso fa spesso ricorso all’enjambement, come si può vedere per esempio nella prima strofa “in vano/s’armò” (v. 5) e “santi/segni” (v. 8). L’uso di questa figura retorica serve all’autore per dare solennità al narrato, già stilisticamente complesso, ma anche per rendere più scorrevole la frase.
L’incipit, l’argomento del poema e Goffredo di Buglione
L’incipit del proemio richiama volutamente il modello dell’Eneide virgiliana. Si può infatti osservare un’evidente correlazione tra il primo verso virgiliano “arma virumque cano” e il “Canto l’arme pietose e ’l capitano” della Gerusalemme liberata.
L’ossimoro presente nel primo verso del poema permette di evidenziare la materia dell’opera e la mescolanza tra il tema bellico delle “arme pietose” e quello religioso del “glorioso acquisto” (v. 4) di Gerusalemme. Vi ricordiamo che arme pietose è un ossimoro perché sono accostate due parole che evocano concetti opposti: le “armi” infatti generalmente non sono di certo “pietose”. Ricordate che in questo caso “pietà” fa riferimento al concetto di pietas latino che va inteso come ‘devozione’).
Si nota subito il focus su Goffredo di Buglione, protagonista indiscusso del poema, del quale si elogiano le gesta tramite due anafore, cioè ripetizione di suoni, “molto/molto” (vv. 3-4) e “in van/in vano” (v. 5). Altre figure retoriche della prima strofa: al verso sei e otto sono rispettivamente presenti una sineddoche dove per “Libia” (v. 6) si intende l’Africa e un’allitterazione del suono “ss” (Segni, riduSSe, Suoi, v. 8).
L’invocazione alla musa
Alla protasi segue l’invocazione alla musa. Anche nella seconda ottava compare un’anafora con la ripetizione del “tu”, in tono di lode, ripetuta durante tutta la strofa.
Nella terza strofa, in cui il poeta continua a rivolgersi alla musa, si trova la personificazione del Monte Parnaso definito “lusinghier Parnaso” (v. 2). Il monte sacro alle muse è qui usato come metafora per indicare la poesia. Qui si apre, come precisato all’inizio, un tema fondamentale: con la similitudine dell’amara medicina Tasso sostiene che la poesia abbia valore educativo e permetta di abbellire la realtà.
L’elogio al duca Alfonso II
Nelle due strofe finali, la quarta e la quinta, si trova l’elogio al duca estense Alfonso II, a cui l’opera è dedicata.
Nel secondo verso della quarta ottava è presente l’allitterazione “Furor di Fortuna” (v. 2) usata per conferire ritmo al periodo. Il poeta dedica la sua opera, a cui si riferisce usando la metonimia “queste mie carte” (v. 5), ad Alfonso II e gli si rivolge in senso di sottomissione definendosi “peregrino errante” (v. 3). Infine nell’ultima ottava l’autore conclude il motivo encomiastico rivolgendo la speranza di poter un giorno vedere Alfonso II ergersi, “emulo di Goffredo” (v. 7), cioè come Goffredo, a difesa della cristianità contro i Turchi.