In questo riassunto di Myricae di Pascoli, la sua prima raccolta poetica, soggetta a molte revisioni e uscita in ben nove edizioni nel corso degli anni, ci soffermeremo sul significato e sui temi principali della poetica pascoliana senza escludere le informazioni essenziali sulla vita del poeta, contrassegnata da esperienze traumatiche e dolorose. La sintesi vi tornerà utile per verifiche e interrogazioni, e in generale per avere un quadro chiaro sull’autore.
- Myricae significato letterale, uso in Virgilio e pronuncia del titolo della raccolta;
- Myricae Pascoli riassunto temi: di cosa parla la raccolta del poeta;
- Differenze tra Myricae e Canti di Castelvecchio;
- Riassunto brevissimo Myricae Pascoli con schemi e mappe concettuali;
- Test e verifiche sull’opera di Pascoli.
Myricae significato letterale, uso in Virgilio e pronuncia del titolo della raccolta
Partiamo anzitutto dal titolo: il significato letterale di Myricae va ricercato nella lingua latina; la parola infatti indica le ‘tamerici’, cioè i piccoli arbusti che crescono sulle spiagge. Il termine è stato usato dal poeta latino Virgilio nella IV ecloga delle Bucoliche, precisamente nel verso 2 Non omnes arbusta iuvant humilesque myricae ‘Non a tutti piacciono gli arbusti le umili tamerici’. Pascoli riprende il verso in modo differente: mentre Virgilio scrive che non a tutti piacciono le cose umili il poeta incentra la sua poesia proprio sulle scene di vita semplice che caratterizzano la totalità dei componimenti.
La pronuncia della parola myricae è mirìce, quindi con l’accento sulla seconda i. Fate attenzione alla pronuncia in latino: se adottate la restituta myricae si pronuncerà mirìkae, così come lo trovate scritto; se invece adottate l’ecclesiastica, cioè quella voluta dalla Chiesa, allora myricae si pronuncerà mirìce come in italiano.
Myricae Pascoli riassunto temi: di cosa parla la raccolta del poeta
Un riassunto dei temi di Myricae non può che sottolineare subito che Pascoli rappresenta certi stati d’animo ed emozioni e in generale determinate tematiche in quasi tutta la sua poesia, quindi questa non è una raccolta unica nel suo genere, seppur sia la più importante del poeta: si pensi anche solo ai Canti di Castelvecchio che ne sono una sorta di continuazione per via della somiglianza.
Il poeta tra l’altro ha lavorato moltissimo su Myricae pubblicandone ben nove edizioni, a testimonianza di un intenso impegno di correzione e di sperimentalismo. Le poesie sono 156, le sezioni sono 15, perciò si tratta di una grande opera, quella per cui ricordiamo Pascoli, oltre che per il saggio Il Fanciullino; di conseguenza, se compresa e studiata almeno nei suoi tratti essenziali, vi permetterà di capire il pensiero dell’autore e approfondire la sua vita.
Il tema della campagna e delle piccole cose
In Myricae spicca senz’altro il tema della campagna, quella di San Mauro, luogo di nascita del poeta: l’ambiente campestre rispecchia il mondo interiore di Pascoli ed è proprio il paesaggio il mezzo attraverso cui egli rappresenta sentimenti ed emozioni, angosce e paure. Si pensi ad esempio alla poesia Lavandare, in cui l’ambiente della campagna e il paragone tra una donna sola e l’aratro lasciato in mezzo ai campi rievocano la delusione per l’abbandono e la solitudine. Nella lirica Novembre l’ambiente campestre permette al poeta di rievocare la caducità della vita e la fragilità dell’esistenza umana. Nella poesia L’assiuolo è proprio il verso dell’uccello notturno in una campagna dormiente a rievocare nel poeta pensieri di morte.
Gli occhi del fanciullino
Gli esempi della poetica incentrata sulla quotidianità, sulle cose semplici e sulla natura sono innumerevoli e mettono in evidenza come la natura e le piccole cose quotidiane non siano semplicemente descritte ma si carichino di significati simbolici, tipici del Decadentismo (e della sua corrente simbolista), di cui Pascoli è massimo rappresentante insieme a D’Annunzio: le piccole cose sono viste infatti attraverso uno sguardo nuovo e ingenuo, quello del fanciullino che con i propri occhi è in grado di vedere oltre il reale, di percepire ciò che la realtà nasconde.
La poetica di Pascoli, incentrata sulla figura del fanciullino, è chiamata per questo anche poetica dello stupore: il bambino che è in ogni poeta, e che ogni essere umano perde crescendo, è l’unico in grado di stupirsi dinanzi al mondo, di meravigliarsi, poiché i suoi occhi guardano le cose per la prima volta. Ciò non riguarda solo Myricae: nella raccolta dei Canti di Castelvecchio ad esempio le immagini della poesia Gelsomino notturno sono ricche di allusioni alla sessualità.
Il “nido” e il dolore per la morte del padre e dei cari
Un tema ricorrente che si intreccia con quello della natura e che merita una menzione a parte è quello del “nido famigliare” distrutto, come emerge ad esempio nella poesia X agosto, in cui il poeta rievoca la morte del padre, avvenuta il 10 agosto 1867, e la paragona a quella di una rondine che tornava al suo “tetto”. La raccolta tra l’altro è proprio dedicata al papà.
I temi dei defunti, della morte e i ricordi dell’infanzia sono un tratto essenziale della poetica pascoliana: la vita del poeta, segnata da numerosi lutti, ha infatti influenzato nettamente la sua poesia che attraverso la semplicità dei paesaggi è in grado di trasmettere una grande complessità di emozioni e stati d’animo. Con i suoi oltre 150 componimenti Myricae è una delle maggiori testimonianze della vita e della poesia di Pascoli e parla indirettamente a tutti gli uomini, non solo a coloro che hanno vissuto nella sofferenza.
Il tema della natura in Pascoli e Leopardi: le differenze
Il tema della natura ritorna con forza nella letteratura italiana a partire dal Romanticismo in modo diverso da autore ad autore; non bisogna dunque confondere le diverse poetiche: in Carducci e Pascoli la natura si carica di significati nascosti mentre in Leopardi, nella cui poetica il tema è dominante, è più che altro un riflesso del suo percorso filosofico (la natura è inizialmente benigna mentre in seguito diventerà matrigna, persino un nemico da combattere insieme, come si evince dall’ultima lirica del poeta, La ginestra).
Differenze tra Myricae e Canti di Castelvecchio
Le differenze tra Myricae e i Canti di Castelvecchio sono minime poiché le raccolte, la seconda dedicata alla madre, rappresentano idealmente due parti di un’opera più grande: i temi, incentrati sulla semplicità della vita campestre, sono infatti pressoché gli stessi. Le ambientazioni sono diverse, la campagna di San Mauro in Myricae e quella della Garfagnana nei Canti di Castelvecchio, ma si tratta di differenze di poco conto se si considerano le due raccolte nel complesso.
Mentre Myricae è stata pubblicata per la prima volta nel 1891 i Canti di Castelvecchio escono nel 1912 con la loro prima edizione: ciò non è superfluo poiché quando scriveva Myricae il nido famigliare si stava disgregando mentre nei Canti di Castelvecchio tale nido era stato ricostruito con la sorella Maria proprio a Castelvecchio di Barga, in provincia di Lucca, dove i due vanno a vivere insieme.
Il tema della morte è ancor più presente nei Canti di Castelvecchio, i quali sono ordinati secondo l’alternarsi delle stagioni, simbolo del ciclo della vita e della morte, come lo stesso Pascoli spiega in una lettera all’amico Caselli. L’omicidio del padre anima ancora le poesie dell’autore che aggiunge nuovi temi: si pensi ad esempio all’amore inappagato o alla sessualità. Sono temi questi ultimi che Pascoli affronta sempre in modo particolare: l’amore e la sessualità infatti sono inappagati proprio perché turbano la pace e la tranquillità del nido.
Alcune annotazioni infine sulla lingua e sullo stile di Myricae e dei Canti di Castelvecchio: mentre nella prima raccolta prevalgono le liriche brevi nella seconda sono più lunghe e complesse, e Pascoli, che già aveva sperimentato in Myricae, nei Canti sperimenta molto di più. In tutti i casi ricordate che il lessico usato dal poeta è molto preciso: quando parla del mondo dei campi infatti Pascoli usa termini tecnici per indicare animali e piante.
Riassunto brevissimo Myricae Pascoli con schemi e mappe concettuali
Vi proponiamo qui di seguito un riassunto brevissimo di Myricae di Pascoli mentre trovate in apertura del paragrafo gli schemi e le mappe concettuali (queste invece sono le mappe in PDF sul poeta). Il materiale vi tornerà senz’altro utile per ripetere velocemente e avere un quadro chiaro della poetica e del pensiero dell’autore in vista di verifiche e interrogazioni.
Il significato di Myricae è ‘tamerici’: il titolo della prima raccolta poetica di Giovanni Pascoli infatti indica dei piccoli arbusti che crescono lungo le spiagge e che indicano una poesia semplice, fatta di piccole cose e di quotidianità.
Non si tratta tuttavia di una poesia banale e limitata alle sole descrizioni dei paesaggi: con numerose figure retoriche e con un ricco linguaggio analogico Pascoli infatti rievoca stati d’animo, emozioni e sensazioni complesse e profonde, come la solitudine e l’abbandono, ad esempio in Lavandare, la sofferenza, il dolore e la morte, ad esempio in X agosto, ecc. I significati nuovi e le allusioni possono essere percepite solo dal fanciullino, cioè dal bambino che c’è in ogni poeta e che è in grado di vedere oltre la realtà.
La raccolta è profondamente influenzata dalla vita di Pascoli che è stata segnata da numerosi lutti, primo fra tutti quello del padre, una figura dominante anche nei Canti di Castelvecchio, raccolta che il poeta dedica alla madre e che è una sorta di continuazione di Myricae: nei 156 componimenti di Myricae la campagna e la natura rievocano infatti non poche volte i lutti e il nido famigliare distrutto.
Test e verifiche sull’opera di Pascoli
Quello che trovate qui di seguito è un test su Pascoli che si concentra su vita, opere e pensiero: vi permetterà senz’altro di capire qual è il vostro livello di conoscenza. Ricordate che abbiamo provato altre verifiche sul poeta che potrebbero tornarvi utili. Buona fortuna!