Lavandare riassunto: analisi, parafrasi, figure retoriche

Lavandare è una poesia di Giovanni Pascoli, tra gli autori più famosi della letteratura italiana e tra gli esponenti principali del Decadentismo con Gabriele D’Annunzio. Il componimento affronta i temi della solitudine e dell’abbandono, largamente presenti nella sua opera e qui evocati dalla semplice quotidianità delle lavandaie. Questo riassunto con schemi e mappe concettuali vi permetterà di avere un quadro chiaro sulla poesia e di prepararvi adeguatamente in vista di interrogazioni e verifiche scritte.

Lavandare riassunto: introduzione alla poesia di Myricae

Apriamo il riassunto di Lavandare con la raccolta a cui appartiene: la poesia fa parte di Myricae, la prima che il poeta ha pubblicato; essa consta di ben nove edizioni, uscite tra il 1891 e il 1911, a testimonianza dell’intenso lavoro di correzione e sperimentalismo avvenuto negli anni.

La raccolta ha un titolo latino che indica le ‘tamerici’, cioè i piccoli arbusti che crescono sulle spiagge, e che allude al tipo di poesia di Pascoli: si tratta di una poesia semplice, delle piccole cose, in cui spesseggiano ritratti di vita quotidiana e campestre, come si nota proprio in Lavandare con i suoi mulini, gli aratri e lo sciabordare delle donne.

Lavandare, parafrasi e spiegazione facile della poesia

La parafrasi di Lavandare vi permetterà di comprenderne a fondo i contenuti e di immaginare il paesaggio che il poeta ha voluto ritrarre evocando sensazioni visive e uditive. Vediamola insieme.

Nel campo arato per metà / resta un aratro senza buoi, che sembra / dimenticato nella nebbia. // E, a tempi scanditi, dal canale proviene / lo sciabordare [il suono prodotto dal risciacquo dei panni] delle lavandaie / assieme a tonfi pesanti [sono i tonfi dei panni battuti] e a lunghe cantilene [i canti delle lavandaie] //. Soffia il vento e le foglie cadono come fosse neve, / e tu non torni ancora al tuo paese! / Quando partisti, come son rimasta! / Come l’aratro in un campo a riposo.

I temi della solitudine e dell’abbandono

Attraverso l’uso dei colori (ad esempio il grigio e il nero dei campi oppure il chiarore del vapor leggero) e dei suoni (richiamati da sciabordare, tonfi spessi, lunghe cantilene ecc.) nonché delle immagini vengono evocati i temi dell’abbandono e della solitudine: la poesia è infatti basata sul parallelismo tra l’aratro abbandonato nei campi, che emerge sin nella prima strofa, e la solitudine di una donna lasciata sola da un uomo.

Tale parallelismo si compie nella terza strofa, quindi è solo alla fine che si comprende il senso profondo della poesia: quelle che sembravano delle semplici descrizioni di scene di vita di campagna sono mezzi a cui il poeta ricorre per amplificare il senso di solitudine e di abbandono che emerge nell’ultima strofa, quando la lavandaia, pronunciando parole appartenenti a due canti popolari, rimpiange il passato vissuto con un uomo andato via e non ancora tornato.

Il tema della sessualità

Emerge anche il tema della sessualità, presente in Myricae e in altre raccolte, ad esempio nella poesia Il gelsomino notturno dei Canti di Castelvecchio, e in Pascoli sempre nascosta, appena accennata, repressa: la terra viene ferita dall’aratro come la donna viene usata, poi abbandonata, e resta sola a patire le conseguenze della sua storia.

Lavandare analisi metrica e figure retoriche: commento dello stile e della lingua di Pascoli

Passiamo ora all’analisi metrica di Lavandare. La poesia è un madrigale ed è composta da due terzine e una quartina in endecasillabi. Le rime sono incatenate nella prima e seconda strofa: lo schema infatti è ABACBC; nella terza strofa invece le rime sono alternate e seguono lo schema DEDE (da notare che una delle rime, frascarimasta dei versi 7 e 9, è imperfetta poiché le consonanti finali sono diverse).

La poesia ha un andamento circolare poiché l’aratro descritto nella prima strofa è richiamato nell’ultima, in cui è paragonato alla donna rimasta sola.

Il significato simbolico

Pascoli è uno tra gli esponenti principali del Decadentismo ed è influenzato nella sua produzione dal Simbolismo francese: la poesia infatti si carica di un significato simbolico attraverso usi retorici particolari che rievocano, in una grigia atmosfera autunnale, un senso di malessere e vuoto, di nostalgia per qualcuno che non c’è più. La solitudine tra l’altro non riguarda solo le lavandaie ma anche e soprattutto Pascoli che è solito mostrare il proprio stato d’animo attraverso scorci e scene tratti dalla vita di campagna.

Vediamo nel dettaglio il commento delle tre strofe soffermandoci sui concetti di impressionismo e linguaggio analogico.

L’impressionismo

La prima strofa offre soprattutto stimoli visivi attraverso l’uso dei colori (il campo è mezzo grigio e mezzo nero) e di particolari immagini, come il chiarore del vapor leggero, che indica la nebbia. La seconda offre invece stimoli uditivi come i tonfi spessi e le lunghe cantilene; assume una certa rilevanza l’onomatopea sciabordare: la parola infatti richiama il rumore dei panni battuti dalle lavandaie. Pascoli è abile nell’uso dei suoni poiché è anche mediante questi che riesce a evocare sensazioni, stati d’animo ecc.: nella poesia si trovano infatti anche numerose allitterazioni, ad esempio in r, come in gRigio e neRo, Resta, aRatRo e paRe, sciaboRdaRe e lavandaRe ecc, .

Sembra quasi che il poeta dipinga un quadro e dia delle spennellate, tant’è che si parla di impressionismo pascoliano, in questo caso sia visivo sia uditivo, a sottolineare la sua abilità evocativa.

Il linguaggio analogico

Tale abilità consiste anche nell’uso del linguaggio analogico che permette di creare corrispondenze tra le cose e gli stati d’animo ma non solo. Il parallelismo principale tra l’aratro in mezzo ai campi e la donna abbandonata trova la massima espressione nel verso finale, in cui la donna dice chiaramente di essere rimasta sola come l’aratro in mezzo alla maggese. Non mancano altre corrispondenze: nevica la frasca ad esempio è una metafora per indicare le foglie che cadono dagli alberi come neve.

Il quadretto che Pascoli dipinge, espressione del suo stato d’animo, è un bozzetto di una scena di vita popolare che è ben rappresentato anche nell’ultima strofa: qui la solitudine e l’abbandono della donna sono sottolineati dalle parole che pronuncia, e tu non torni ancora al tuo paese! e quando partisti, come son rimasta!, le quali richiamano proprio dei canti popolari marchigiani.

Riassunto breve Lavandare Pascoli con schemi e mappe concettuali

Questo riassunto breve di Lavandare, gli schemi e le mappe concettuali che trovate in apertura del paragrafo vi permetteranno di avere un quadro chiaro della poesia per ripetere velocemente.

Lavandare è una poesia di Giovanni Pascoli che fa parte della raccolta Myricae e affronta i temi dell’abbandono e della solitudine: è infatti un madrigale in cui è centrale la similitudine che paragona un aratro lasciato in mezzo ai campi e una donna abbandonata dal suo amato dopo una breve storia.

Il componimento ritrae una scena di vita campestre, com’è tipico di Pascoli, la cui poesia è quella semplice delle piccole cose, in questo caso della quotidianità delle lavandaie, le cui giornate e i cui stati d’animo sono raffigurati mediante l’uso abile dei suoni, con onomatopee e allitterazioni, e di immagini suggestive nelle tre strofe.

Lavandare è una sorta di bozzetto che permette di vedere e sentire la scena: è come se Pascoli dia delle spennellate e dipinga un quadro, arricchito di suoni e rumori. Si tratta di una caratteristica tipica della sua poesia che prende il nome di impressionismo e che mostra come il poeta, tra i principali esponenti del Decadentismo e influenzato dal Simbolismo francese, riesca a creare corrispondenze tra la realtà e gli stati d’animo usando un linguaggio analogico fatto di similitudini, metafore e non solo.