Leopardi pessimismo storico, cosmico, eroico: riassunto fasi e mappe

Il riassunto con mappe che trovate qui di seguito vi permetterà di comprendere la differenza tra pessimismo storico, cosmico ed eroico, le fasi principali in cui si è soliti dividere il pensiero di Giacomo Leopardi, tra i massimi poeti e scrittori della letteratura italiana. Questo approfondimento vi tornerà utile per ripetere in vista di interrogazioni, compiti scritti, esami e non solo: è una guida molto semplice (ma completa) alla comprensione dell’opera dello scrittore.

Leopardi, pessimismo storico e natura benigna: il ruolo delle illusioni e dell’immaginazione nella prima fase

La vita e le sofferenze di Leopardi sin dall’età dell’infanzia e dell’adolescenza hanno profondamente influenzato il suo pensiero, per cui è necessario ricordare alcune parti della sua biografia prima di spiegare cos’è il pessimismo. Anche se si parla di fasi inoltre è bene tenere a mente che si tratta di un processo di maturazione continua del poeta, di un percorso di vita, e che ogni fase non inizia mai all’improvviso.

Leopardi nacque a Recanati in una famiglia nobile ma anaffettiva che lo costrinse a vivere isolato dal mondo e a rifugiarsi in uno “studio matto e disperatissimo” nella biblioteca paterna. Solo e senza amici, legato esclusivamente ai suoi fratelli, il poeta inizia sin da adolescente una riflessione profonda sull’esistenza: quali sono le cause dell’infelicità umana? Come può l’uomo essere felice?

La prima fase del pessimismo di Leopardi è quella delle produzioni poetiche iniziali (quando ad esempio scrisse l’idillio L’infinito) e prende il nome di “pessimismo storico” poiché il poeta vede la storia come un processo di degenerazione.

Più nel dettaglio agli inizi gli uomini vivevano a stretto contatto con la natura ed erano felici poiché questa, in quanto “madre benigna“, ha dato loro la facoltà di immaginare e di nutrirsi di illusioni. Tali illusioni sono venute pian piano a mancare con l’affermazione della civiltà e del progresso che hanno allontanato l’uomo dalla natura e lo hanno spinto a usare la ragione: privato della facoltà di immaginare, l’uomo è stato costretto a vedere la realtà così com’era senza illudersi.

La poetica “del vago e dell’indefinito”

L’immaginazione è dunque uno strumento potentissimo per Leopardi poiché nutre le illusioni e permettono all’uomo di essere felice. La poetica di questo periodo è definita proprio “del vago e dell’indefinito“: l’autore usa volutamente un lessico particolare, polisemico (cioè costituito da parole con più significati), che serve a richiamare sensazioni vaghe per stimolare l’immaginazione.

Pessimismo cosmico Leopardi: la natura matrigna, la ragione e le vie per la felicità nella seconda fase

La fase del pessimismo cosmico è strettamente legata alla delusione romana di Leopardi: lontano da Recanati, il poeta credeva di trovare a Roma la soluzione al suo malessere. Ma sbagliò: la vita romana lo deluse al punto che decise persino di abbandonare la poesia per dedicarsi alla riflessione filosofica sull’esistenza nella sua opera in prosa, le Operette morali, in cui emergono proprio le caratteristiche del pessimismo cosmico.

In questa fase il poeta pensa che l’infelicità non dipenda più dalla storia ma che sia assoluta e universale, e che riguardi tutti gli esseri viventi; la natura dunque non è più madre benigna ma “matrigna” perché non si cura della felicità degli uomini ma è interessata solo a conservare il ciclo della vita e della morte. La ragione inoltre non è più vista in modo negativo come distruttrice delle illusioni ma in modo positivo, cioè come mezzo mediante cui l’uomo può accettare la dura realtà in cui vive.

Il “pensiero poetante”

Dopo la delusione romana Leopardi torna a Recanati e si stabilisce in numerose città. Sarà a Pisa che alcuni suoi amici lo riavvicineranno alla poesia. Cambia tuttavia lo scopo del poetare: la poesia infatti non avrebbe dovuto più stimolare l’immaginazione ma diffondere il vero, la realtà delle cose. Questa è la fase del “pensiero poetante” dei grandi idilli, quella in cui nella poesia si rintracciano le verità filosofiche a cui Leopardi era giunto.

Leopardi pessimismo eroico: La Ginestra, la solidarietà umana e la felicità impossibile nell’ultima fase

Una nuova fase della vita di Leopardi si apre a Firenze, dove il poeta si innamora di Fanny Torgioni Tozzetti, donna che non ricambia i suoi sentimenti e che causa in lui ulteriore sofferenza.

La sua delusione lo spinge a scrivere delle liriche anti-idilliche nel “ciclo di Aspasia”: in queste liriche scompaiono i paesaggi naturali e qualsiasi elemento della poetica del vago e dell’indefinito. È una fase di negatività totale, quando il linguaggio poetico si fa secco e aspro, duro, e tutte le illusioni (anche quelle amorose) vengono rifiutate.

Si tratta però di una fase chiamata anche “pessimismo eroico”, o “titanismo eroico”, durante cui il poeta riscoprì il valore della solidarietà umana. Soltanto uniti in una “social catena”, gli uomini, consapevoli della propria infelicità, possono contrastare gli orrori della natura matrigna. Si parla di “titanismo” proprio riferimento ai Titani, creature della mitologia greca che si ribellarono a Zeus ma ne furono sconfitti: è una sorta di ribellione, quella di Leopardi come quella dei Titani, contro il potere (la natura).

Leopardi pessimista o realista? Riflessioni sul poeta

A questo punto è lecito chiedersi se Leopardi fosse pessimista o realista. Al poeta è sempre associato il pessimismo ma il suo in realtà può essere analizzato più come crudo realismo nei confronti del mondo in cui l’essere umano si trova a vivere senza sapere perché; un realismo che indaga sulla natura così com’è, cattiva, indifferente dinanzi alle sorti degli uomini. E su questo rapporto tra l’uomo e il mondo, la natura prima benigna e poi maligna, Leopardi inizia a riflettere molto presto, sin da piccolo e adolescente, a causa delle sue sofferenze personali.

Differenza tra pessimismo storico, cosmico ed eroico: riassunto, parole chiave e mappe

Facciamo ora un riassunto per parole chiave sulla differenza tra le fasi del pessimismo di Leopardi.

Anzitutto il suo pensiero è profondamente influenzato dalle sofferenze personali che vive sin da piccolo e adolescente. In una prima fase Leopardi crede che la natura sia benigna poiché ha concesso agli uomini la facoltà di immaginare, quest’ultima necessaria per creare le illusioni, l’unica via per la felicità; l’infelicità quindi non dipende dalla natura ma dal progresso che ha allontanato l’uomo dalla natura e lo ha spinto a usare la ragione, la quale impedisce all’uomo di immaginare. Il progresso insito nella storia insomma è causa dell’infelicità umana: ecco perché si parla di pessimismo storico.

A seguito dell’ulteriore delusione dovuta al soggiorno a Roma Leopardi matura l’idea di una natura matrigna, indifferente rispetto alle cose del mondo e interessata solo al ciclo della vita e della morte di tutti gli esseri viventi. Il pessimismo non è più storico ma cosmico, nel senso che è assoluto e universale, e riguarda tutti. In questa fase la ragione non è vista in modo negativo ma positivo poiché essa permette all’uomo di accettare la dura realtà in cui vive.

L’ultima fase del pessimismo di Leopardi è quella del pessimismo eroico o titanismo eroico: si tratta di una fase di ribellione verso il potere, cioè verso la natura matrigna, alla quale l’uomo può resistere solo riscoprendo il valore della solidarietà; di quest’ultima Leopardi parla nella poesia La Ginestra, il suo testamento poetico.

Leopardi è in genere associato al pessismo ma riflettendo su tutta l’opera del poeta si potrebbe concludere senz’altro che egli sia più realista, un attento osservatore delle cose del mondo che ha iniziato a riflettere sul rapporto tra l’uomo e la natura sin da piccolo a causa delle proprie sofferenze.

All’inizio del paragrafo trovate numerose mappe sul pessimismo e sull’opera di Leopardi in generale che vi torneranno senz’altro utili per fissare i concetti principali. Buono studio!