In questo approfondimento presenteremo la storia di Petrarca e Laura che, come ben sapete, riguarda buona parte dell’opera del poeta, il quale ne fa riferimento ad esempio in quasi tutte le pagine del Canzoniere. Si tratta di un riassunto che tratta i punti principali del rapporto tra l’autore, l’amore e la sua amata, quindi potrà tornarvi senz’altro utile non solo per verifiche e compiti in classe ma anche per iniziare ad approfondire l’argomento con saggi, monografie e non solo, insomma per orientarvi. Veniamo al dunque.
- Struttura del Canzoniere e riassunto storia d’amore Laura e Petrarca;
- Significato del nome Laura per Petrarca;
- La figura di Laura nel Canzoniere;
- Petrarca e Laura, l’amore non corrisposto nell’opera del poeta;
- Riassunto del primo incontro di Petrarca e Laura;
- La morte di Laura per Petrarca: la reazione all’evento nell’opera.
Struttura del Canzoniere e riassunto storia d’amore Laura e Petrarca
Il rapporto tra l’io lirico e Laura attraversa quasi tutte le 366 poesie del Canzoniere, che Petrarca scrive sino a pochi mesi dalla morte (1374). La raccolta di componimenti è divisa in due parti (I: 1-263; II: 264-366), utilizzando come punto di riferimento proprio la morte di Laura: più nel dettaglio i testi della prima parte sono ambientati in anni in cui Laura è in vita, quelli della seconda si collocano dopo il 6 aprile del 1348, giorno del suo decesso.
La trama della storia amorosa è scandita da alcune tappe precise: il primo incontro avviene il 6 aprile del 1327 (sonetto III); diversi sonetti celebrano poi gli anniversari di innamoramento (per es. il LXII l’undicesimo anno; il CXVIII il sedicesimo) e di morte di Laura (es. il CCLXVIII il terzo anno).
Significato del nome Laura per Petrarca
Il riassunto della storia tra Petrarca e Laura non può che partire dal nome di lei. In passato si è creduto che Laura fosse una donna realmente esistita, tanto da identificarla con l’avignonese Laura de Noves, sposa nel 1325 di Ugo de Sade. Tuttavia, la critica oggi sostiene il carattere fantasioso del nome Laura, collegato senza dubbio al mito di Apollo: secondo la mitologia greca il dio della poesia avrebbe cercato di sedurre la ninfa Dafne; quest’ultima resisté alle lusinghe di Apollo e scappò sin quando, ormai sfinita, pregò gli dei di salvarla. Così venne trasformata in alloro, divenuto poi emblema stesso della poesia. Ebbene Petrarca si appropria di questo mito e attorno all’alloro costruisce il suo mito (il nome Laura è collegato proprio a LAURUS, ‘alloro’ in latino): quello di un uomo non corrisposto, che riesce però a sfruttare una storia d’amore straziante e difficile in un’occasione di profonda analisi interiore.
Non dovete dimenticare inoltre la biografia di Petrarca, che nel 1341 viene incoronato poeta a Roma con una corona d’alloro. Perciò, il nome Laura allude anche alla passione di Petrarca per la letteratura. Come nella poesia provenzale, il nome della donna diviene un senhal, cioè una eco ossessiva che si manifesta in diverse forme: infatti ritorna in modo insistente nel Canoniere, in cui si parla molto spesso dell’aura ‘brezza’ e dell’auro ‘oro’.
La figura di Laura nel Canzoniere
Laura, rispetto alle donne della tradizione francese e dello stilnovo, esercita un potere straordinario sul poeta. La donna, in effetti, non è idealizzata, bensì viva e tangibile: Laura ha una specifica biografia, scandita dal trascorrere del tempo (la donna invecchia progressivamente, soffre di una malattia agli occhi, muore di peste) e dal mutare del carattere (l’amata rifiuta il poeta, ma può, in alcuni casi, dimostrarsi gentile e comprensiva).
La sua bellezza e la sua sensualità sono insostenibili per l’io lirico, vinto dal senso di colpa per un amore fisico che è inevitabilmente distante dai valori della religione. Questa contraddizione dolorosa è espressa da molti sonetti, in cui diventa impossibile conciliare l’attrazione concreta e terrena per la donna con i principi morali ed etici del Cristianesimo. Lo stesso sonetto che funge da proemio racconta una storia di continui patimenti, che deriva dal “primo giovenile errore”.
Questo amore così straordinario viene espresso in tanti modi: Petrarca parla, per esempio, della solitudine per la lontananza della donna nella famosa Solo et pensoso i più deserti campi; celebra la sua bellezza, soprattutto gli occhi, in diverse canzoni (LXXI-LXXIII); ricorda quando Laura era giovane (Erano i capei d’oro a l’aura sparsi) e i luoghi da lei visitati (Chiare, fresche et dolci acque).
Petrarca e Laura, l’amore non corrisposto nell’opera del poeta
Come nella tradizione provenzale e stilnovistica, l’amore vero può nascere solo fuori dal matrimonio. La ragione è semplice: nel Medioevo le nozze erano tutte combinate dalle grandi famiglie per motivi politici o economici. Gli sposi spesso non si conoscevano neppure e non frequentavano quasi mai prima del matrimonio. In effetti Petrarca si innamora di Laura ma la donna è già sposata. Soltanto il rifiuto mette in moto quella continua riflessione dell’io lirico su di sé e sui motivi della propria insoddisfazione.
Laura viene anche criticata nel Canzoniere; ad esempio, Petrarca non sopporta che la donna – invece di stare con lui – preferisca passare tanto tempo davanti allo specchio ad ammirare la sua bellezza (sonetto XLVI). È però la morte dell’amata la vera novità della raccolta petrarchesca: se ci pensate, anche nella Vita nova di Dante Beatrice muore; ma con la sua scomparsa si conclude il libro. Al contrario, in Petrarca la morte è solo una tappa della storia amorosa, che continua nonostante il decesso della protagonista: lo scrittore si comporta così perché vuole mettere in luce il significato consolatorio della letteratura, che è anche capace di risarcire e riscattare l’io da traumi sconvolgenti.
Petrarca e Laura, riassunto del primo incontro
Vediamo subito un breve riassunto del primo incontro tra Petrarca e Laura, senz’altro uno dei momenti più importanti di tutta la raccolta. Il primo incontro è descritto nel sonetto III (Era il giorno ch’al sol si scoloraro). L’io lirico racconta una vicenda inaudita per la sensibilità medievale: il poeta, infatti, si imbatte per la prima volta in Laura nel giorno del Venerdì Santo del 1327 (il giorno, cioè, della Passione di Cristo e di massimo pentimento e di lutto per un credente). Aggiungiamo un aspetto ancora più grave: l’avvenimento capita presso la Chiesa di S. Chiara ad Avignone, dove Petrarca trascorre tutta la sua infanzia e la sua adolescenza. Il sentimento amoroso insomma è subito segnato dal peccato, dall’eccesso e, dall’altra parte, dall’impossibilità di resistere a una passione totalizzante e fortissima.
Amore – con l’aiuto di Laura – sembra, quindi, un dio crudele (“io fui catturato, e non potei difendermi”), che colpisce quando si è meno pronti a respingerlo (“mi sorprese del tutto disarmato”). La storia tra Francesco e Laura si caratterizza sin dall’inizio come dominata dalle antitesi (Dio vs Laura; il dolore dei cristiani vs i vani lamenti del poeta). Il Canzoniere avvia, pertanto, un percorso, segnato da numerosi ostacoli, allo scopo di sanare queste contraddizioni, di fare ordine tra i mille frammenti di una vita insicura e incerta.
La morte di Laura per Petrarca: la reazione all’evento nell’opera
Laura, secondo la ricostruzione di Petrarca, muore di peste il 6 aprile del 1348: il poeta non solo collega l’orrore della peste al motivo principale della sua raccolta, ma descrive la scomparsa di Laura con alcuni aspetti allegorici. Infatti, il primo incontro era avvenuto proprio il 6 aprile di ventun anni prima. Petrarca, per quanto scrittore moderno, è comunque affascinato dalla simbologia dei numeri: ciò, come vi ricorderete, è ancora più evidente nella Commedia di Dante.
L’io lirico negli ultimi componimenti della prima parte del Canzoniere intuisce che la morte di Laura si sta avvicinando: nel sonetto CCLXIII (Arbor victoriosa triumphale) Petrarca saluta Laura con un’ampia riflessione sulla superficialità dei beni terreni e sulla velocità con cui il tempo passa. L’addio è, però, solo momentaneo, in quanto la seconda parte della raccolta è tutta dedicata a ricordare Laura.
L’amore del Canzoniere si caratterizza, dunque, come eccezionale: la morte non può affievolirlo e non è nemmeno soggetto alle leggi del tempo e dello spazio. In più, il ricordo diventa centrale nell’elaborazione di Petrarca, che realizza un vero diario poetico, in cui dà sfogo a tutte le sue emozioni.