O cameretta che già fosti un porto, commento parafrasi riassunto

Il sonetto O cameretta che già fosti un porto è il numero CCXXXIV del Canzoniere di Francesco Petrarca e si occupa del tema rilevante della solitudine. Il poeta, all’inizio della sua tormentata storia d’amore, sceglie di isolarsi dal resto del mondo come forma di difesa e di consolazione. Però, con il passare del tempo, neanche la solitudine riesce ad alleviare il suo dolore per il rifiuto di Laura. In questo approfondimento troverete non solo un riassunto breve ma anche la parafrasi, il commento e l’analisi del testo (con guida alle principali figure retoriche) che vi permetteranno di studiare bene il componimento e di ripeterlo in vista di verifiche in classe, interrogazioni, test, esami e così via.

O cameretta che già fosti un porto, riassunto breve strofe e spiegazione facile: di cosa parla il sonetto

Il riassunto breve di O cameretta che già fosti un porto non può che partire dal luogo emblematico del raccoglimento interiore, la camera da letto, che è il simbolo della sofferenza. Quindi, nel corso del Canzoniere si modifica il rapporto tra il poeta e la solitudine: se in altri sonetti – ad esempio in Solo et pensoso i più deserti campi (XXXV) – la fuga dagli uomini costituiva un sollievo, in O cameretta l’io lirico ha addirittura paura di stare da solo e cerca, perciò, il conforto delle persone.

Più nel dettaglio Petrarca intende rappresentare l’ambivalenza dell’amore e soprattutto le sensazioni contraddittorie e a volte instabili che sperimenta chiunque provi questo sentimento. ll sonetto presuppone una forte partecipazione e immedesimazione dei lettori: ogni innamorato infatti ha momenti in cui preferisce passare il tempo da solo in un luogo appartato e altri dove ha bisogno di confidarsi con qualche persona amica. Qui di seguito troverete una spiegazione facile del sonetto strofa per strofa.

Parafrasi O cameretta che già fosti un porto

Si tratta chiaramente della parafrasi di O cameretta che già fosti un porto che è necessaria per permettervi di comprendere a pieno il componimento. Vediamola subito insieme.

O cameretta, che in passato sei stata un porto [rifugio] alle mie gravi tempeste [angosce] di tutti i giorni, ora sei una fonte di lacrime notturne, che di giorno nascondo per la vergogna.

O lettino, che eri per me il riposo e la consolazione in tanti dolori, di quali urne [occhi] piene di sofferenza ti bagna Amore, per colpa di quelle mani come l’avorio [Laura], crudeli solo verso di me, così del tutto a torto.

E non evito soltanto il mio rifugio e il mio riposo, ma più me stesso e il mio pensiero, che, quando io lo seguii, talvolta, mi sollevò al di sopra delle questioni terrene; e cerco come mio rifugio la gente, a me ostile e odiosa (chi lo crederebbe mai?); così tanto ho paura di ritrovarmi da solo.

O cameretta che già fosti un porto analisi del testo: temi e informazioni principali

Passiamo ora all’analisi del testo di O cameretta che già fosti un porto soffermandoci sui temi e sulle informazioni principali che emergono dalle singole strofe.

Le quartine e le terzine del componimento hanno uno sviluppo simile: prima presentano una situazione passata, poi una presente totalmente opposta e negativa; in particolare la cameretta e il letticciuol un tempo rappresentavano un conforto concreto per il poeta, ma ora hanno assunto un valore diverso.

Nelle terzine – che si aprono con le congiunzioni ed e per collegare le varie parti del sonetto – vengono affrontati due temi centrali del Canzoniere: il poeta, abituato a evitare la gente per riflettere tra sé e sé, preferisce adesso stare con gli altri e ricercare il contatto umano; è il medesimo io lirico a essere colpito e spaesato da questa svolta improvvisa (chi ’l pensò mai?). Tuttavia, Petrarca non ha cambiato l’alta considerazione che ha di sé stesso (vv. 10-11), né, al contrario, la diffidenza verso il vulgo, cioè ‘il popolo’, definito nemico et odïoso: è, invece, estremamente mutata la storia d’amore con Laura, sempre più disperata e impossibile da realizzare.

Non è superfluo sottolineare che il sonetto – oltre a basarsi su una continua contrapposizione tra passato (fosti, eri) e presente (, ti bagna) e tra giorno e notte (vv. 2-3) – alterna situazioni statiche (porto, rifugio) all’idea della fuga: l’ambivalenza descrive un poeta inquieto e in perenne crisi.

In O cameretta inoltre sono frequenti i richiami ad altri sonetti: si pensi ad esempio a Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono, in cui la vergogna del poeta per il suo comportamento giovanile e il rapporto tra l’io lirico e le persone trovano una spazio privilegiato. Veniamo ora alla retorica.

Metrica e figure retoriche (metafore, antitesi ecc.) O cameretta che già fosti un porto

Riguardo alla metrica di O cameretta che già fosti un porto si noti che il sonetto presenta uno schema ABBA ABBA CDE CDE. Sono in assonanza le rime A (-orto), C (-oso) ed E (-olo): questo significa che sono identiche le vocali e non le consonanti. È equivoca la parola in rima porto (vv. 1 e 4): nel primo caso il vocabolo è un sostantivo, nel secondo un verbo. È inclusiva la parola rima urne (v. 6) perché è interamente contenuta in diurne, nocturne ed eburne (vv. 2, 3 e 7).

Cameretta e letticciuol sono due vezzeggiativie e pure due invocazioni: Petrarca vuole rendere così tutto il suo affetto e l’attaccamento emotivo. Ricordate inoltre che la camera come luogo adatto al pianto amoroso è già nella Vita nuova di Dante.

Il porto e le gravi tempeste sono due metafore della navigazione e alludono rispettivamente al ‘rifugio dove trovare la salvezza’ e alle ‘angosce quotidiane’. Nel Canzoniere si trova spesso questa scelta espressiva, per esempio in Passa la nave mia colma d’oblio e nel componimento La vita fugge, et non s’arresta una hora; qui l’intera esistenza del poeta è vista come un viaggio per mare molto pericoloso.

Le urne, che indicano gli occhi del poeta, sono un’altra metafora, mentre le mani eburne sono una sineddoche per rinviare a Laura.

Amore è una personificazione: Petrarca intende far capire l’aspetto quasi fisico con cui il sentimento lo ferisce e gli procura una profonda angoscia.

Requie et conforto e nemico et odïoso sono due dittologie: lo scrittore giustappone due sinonnimi per rafforzare, da una parte, la serenità un tempo garantita dal letticciuol e, dall’altra, l’avversione nei confronti del vulgo.

Come abbiamo già anticipato, il sonetto mostra numerose antitesi (es. nocturne / diurne; vulgo / solo); la figura retorica è tipica di Petrarca, che rappresenta una vita piena di contrasti e di scelte difficili da compiere.

Al v. 9 una delle parole più rilevanti del sonetto è secreto, visto che il Secretum è il trattato che Petrarca scrive in latino allo scopo di confessare tutti i suoi problemi interiori, le sue preoccupazioni e il suo disagio nei confronti della vita, della religione, dell’amore.

Stile e scrittura O cameretta che già fosti un porto: alcune precisazioni sull’italiano trecentesco

Fai attenzione anche a qualche termine tipico dell’italiano trecentesco: è la forma antica dell’indicativo presente sei; chero è la versione dotta e latineggiante del verbo chiedere.

Alcune parole sono scritte con una grafia diversa rispetto a quella odierna: è il caso di nocturne (‘notturne’) e ò (‘ho’). Non si tratta di una scelta bizzarra: i filologi, che si occupano di studiare e di pubblicare i testi della nostra tradizione letteraria, hanno preferito seguire fedelmente il manoscritto utilizzato da Petrarca per ricopiare il Canzoniere. Il codice si è conservato, malgrado abbia più di seicento anni, ed è attualmente custodito presso la Biblioteca Vaticana (Vaticano Latino 3195).